Il nuovo approccio
Negli ultimi anni abbiamo cominciato ad utilizzare la chirurgia robotica anche per la patologia benigna prostatica con risultati eccellenti. In pratica ci serviamo del robot per enucleare l’adenoma prostatico in maniera mini-invasiva senza creare traumi alle strutture circostanti.
La chirurgia per l’ingrossamento della prostata è uno dei cardini della pratica urologica da sempre e gli interventi di asportazione del tessuto ipertrofico prostatico risalgono a quasi 150 anni fa. Poco è cambiato negli ultimi decenni nella chirurgia a cielo aperto che, per generazioni, ha costituito il pane quotidiano dell’urologo ben prima che si cominciasse (da metà degli anni ’80) ad asportare la prostata per tumore.
Oggi, la chirurgia robot assistita ci permette di asportare voluminosi adenomi prostatici benigni senza dover ricorrere all’intervento chirurgico a cielo aperto tradizionale, rispettando però appieno i principi della chirurgia tradizionale. In pratica siamo in grado di ripetere i passaggi fondamentali di questi interventi attraverso minuscole incisioni sulla cute.
La chirurgia robot-assistita è particolarmente indicata per:
1. adenomi prostatici voluminosi
2. patologie concomitanti associate (calcoli vescicali e diverticoli)
3. necessità di eseguire altri interventi nella pelvi come ad esempio le ernie inguinali
Una tecnica che abbiamo introdotto e pubblicato recentemente, è quella di occludere temporaneamente le arterie che portano il sangue alla prostata (arterie iliache interne) per permettere di lavorare in un campo chirurgico il più possibile esangue ed evitare il più possibile la perdita di sangue.
Il primo lavoro sull’argomento è stato pubblicato nel Marzo 2014 sulla rivista “Journal of Robotic Surgery” a cura di Sergi, F., Falavolti, C., Bove, A.M., Buscarini, M.
(2014) Journal of Robotic Surgery 8 (1) PP. 81 – 83 doi: 10.1007/s11701-012-0390-z
