Un Approfondimento a cura del Prof. M. Buscarini
D. Quante procedure robotiche ha eseguito in prima persona?
Ho avuto la fortuna di lavorare con il sistema Da Vinci da oltre 10 anni prima negli Stati Uniti e poi in Italia. In questi anni ho eseguito circa un migliaio di interventi robotici in urologia. Questa è la casistica robotica più numerosa di un chirurgo urologo nel nostro paese.
D. Quanto dura la curva di apprendimento per imparare questo tipo di tecnica? Quanti interventi sono necessari perché un chirurgo sia competente in questo tipo di interventi?
Circa 40 casi sotto supervisione per essere in grado di portare a termine un intervento. Per arrivare a un buon risultato oncologico e funzionale sono invece necessari almeno 200-250 interventi
D. Posso chiedere al mio chirurgo quanti interventi ha effettuato e qual’è la sua esperienza chirurgica in questo campo?
Il chirurgo ha il dovere di informare al meglio i propri pazienti e di riportare con veridicità la sua casistica sia come numeri che come complicanze. In molti paesi, i chirurghi sono obbligati a pubblicare la propria casistica per mantenere la possibilità di operare nelle migliori strutture.
D. Esegue l’intero intervento da solo, dall’inizio alla fine?
Si, sono presente durante tutto lo svolgimento e in ogni fase dell’intervento. L’uso della parola “robotica”, a volte, crea un po’ di confusione. La tecnologia robotica mi assiste, ma la macchina, che è solamente un aiuto avanzato, non potrebbe funzionare senza di me. Non lascio mai la sala operatoria e conduco personalmente ogni fase dell’operazione.
D. Che cosa fa se il sistema robotico Da Vinci si rompe durante l’intervento chirurgico?
Per fortuna non è mai successo. Ma se così fosse, dispongo di esperienza teorica e pratica in chirurgia tradizionale, o a cielo aperto, e laparoscopica. Continuerei semplicemente l’operazione utilizzando le altre procedure di cui sono completamente a conoscenza. Per analogia, se i sistemi di atterraggio automatico di un pilota entrano in avaria, quest’ultimo farà atterrare l’aereo manualmente secondo l’addestramento ricevuto.
D. Nella chirurgia a cielo aperto si fa affidamento sul senso del tatto. È difficile operare senza di essa?
I chirurghi tradizionalisti, fedeli alla chirurgia a cielo aperto, sostengono che il senso del tatto è importante nel guidarli nelle varie fasi dell’intervento. Tuttavia la perdita di sangue è strettamente legata alla chirurgia a cielo aperto. Non vi è alcun modo per aggirare il fatto che il sangue si accumula nel sito chirurgico durante l’interevento a cielo aperto, il che complica molto la visibilità. Preferisco di gran lunga la chiarezza visiva e la conseguente precisione che permette la chirurgia robot-assistita.
D. Se decido di optare per la radioterapia invece dell’operazione, posso sottopormi a un intervento chirurgico in seguito, qualora il trattamento con radiazioni non abbia esito positivo?
Di solito, l’intervento non viene mai effettuato dopo il trattamento radioterapico. Tuttavia è possibile il contrario. Se si sceglie un intervento chirurgico, e il medico determina dopo l’operazione che il cancro si è ripresentato, è possibile, a quel punto, scegliere la radioterapia. Le radiazioni indeboliscono l’organismo, riducono la sua risposta immunitaria e soprattutto alterano i tessuti e i cosiddetti “piani di Clivaggio” (piani di dissezione chirurgica) rendendo l’intervento dopo radioterapia molto più difficile.
D. Qual è, a suo avviso, il maggiore beneficio della chirurgia robotica?
La chirurgia a cielo aperto (tradizionale) è ritenuta efficace quando il tumore è stato rimosso. Per questo scopo specifico è nata quasi 30 anni fa grazie agli studi di Patrick Walsh a Baltimora. Gli effetti collaterali sono caratterizzati da percentuali non insignificanti di incontinenza e perdita della potenza sessuale. In chirurgia robot-assistita considero che un intervento abbia avuto esito positivo quando il tumore è rimosso totalmente e il paziente ha piena continenza e potenza sessuale (il cosiddetto effetto Tri-fecta). Tutte e 3 le categorie devono essere soddisfatte affinché consideri l’intervento chirurgico un successo. Questo significa che la qualità della vita è preservata in maniera ottimale. Nelle migliori mani, la chirurgia robot assistita per il tumore della prostata è efficace nel raggiungere questi obiettivi in più dell’80% dei casi.
D. Quanto dura la convalescenza dopo l’intervento?
I pazienti operati vengono in genere dimessi il giorno dopo l’intervento. Il catetere rimane per circa 5 giorni e, in rari casi si lascia un drenaggio per alcuni giorni. I pazienti vengono invitati ad alzarsi dal letto la sera stessa dell’intervento e mangiano regolarmente dopo alcune ore dalla procedura. Il recupero a casa è piuttosto rapido e dura poche settimane.
D. Quali sono i costi della Chirurgia Robotica?
L’uso del Robot Da Vinci fa aumentare notevolmente i costi degli interventi e pertanto non è possibile usufruire della copertura SSN nella quasi totalitá delle strutture dotate di robot chirurgico. I costi sono coperti dalla maggior parte delle assicurazioni private, altrimenti la spesa si aggira tra i 25-35mila euro.